“Tra gli esiti del processo di modernizzazione o di globalizzazione come oggi si usa dire, giunto ad una fase che si può definire “matura”, si presenta anche il rischio di rimozione della memoria dell’identità profonda delle comunità umane e dunque di eclissi delle loro specifiche forme di rappresentazione. Di fronte a questa prospettiva, da alcuni decenni, si è venuta affermando una tendenza culturale che intende lo studio e la riproposizione delle pratiche sociali e della vita comune, del passato come attualizzazione storica e continua reinterpretazione delle proprie tracce.
Tra altre riflessioni e proposte si sono affermate l’idea e la pratica del museo diffuso. Il museo, secondo la definizione di Georges Riviere, si dilata fino a divenire una sorta di specchio attraverso il quale l’intera comunità si riconosce nella sua storia potendo scorgervi un’immagine della propria evoluzione. Il mouseion (luogo delle Muse) abbandona allora il suo carattere circoscritto, esclusivo e solenne; si estende e si radica sull’ambiente antropizzato stesso, testimoniando il sistema dei saperi e dei modelli di rappresentazione della natura, del lavoro, della cultura, elaborati nel tempo. In prospettiva e in linea di principio è l’intero territorio, la comunità urbano-rurale che ormai caratterizza i paesi sviluppati a diventare museo con la globalità delle manifestazioni delle sue forme di “civiltà”.
Non si tratta di perseguire la ricerca di un qualche specifico ethnos locale concetto di assai problematica definizione; piuttosto di fissare dei punti di riferimento concreti per la memoria collettiva di fronte alla rapidità travolgente delle trasformazioni della vita quotidiana indotte dal progresso tecnologico, dalla progressiva integrazione della società e dell’ambiente in un contesto sempre più largo e sempre più omogeneo, dall’imponenza dei flussi migratori che solcano il pianeta alla ricerca di condizioni di vita migliore; processi, con ogni evidenza, incontrastabili, ma che appunto suggeriscono l’urgenza di fissare coordinate di orientamento per attrezzarsi al confronto critico, ricchi di consapevolezza della propria cultura storicamente sviluppatasi nella pienezza ed articolazione della vita sociale. In tale prospettiva le manifestazioni della vita materiale, culturale, religiosa, artistica, delle comunità umane, ivi comprese le forme ingenue della sapienza popolare, vanno considerate risorse da valorizzare attraverso appropriate modalità di comunicazione…
…L’esperienza del Memb si può collocare in tale tendenza generale. I materiali custoditi sono il risultato del lungo e paziente lavoro di raccolta e ordinamento compiuto per anni con continuità, dedizione e spirito di volontariato. Un lavoro che dà conto delle attività sviluppate nella storia recente dai suoi abitanti e da chi si è trovato ad operarvi per periodi più o meno lunghi. Questa iniziativa contribuisce concretamente a definire identità, immagine e memoria della città di Monza e del territorio brianteo. Non a caso il sodalizio ha assunto e mantenuto la denominazione di Museo, che rivela la finalità e l’ambizione ad assumere funzione espositiva permanente. Tale esperienza può contribuire in modo decisivo alla realizzazione di un vero e proprio Museo del territorio…
…Ciò significa non limitarsi alla conservazione/esposizione; ma integrare queste funzioni con programmi di ricerca e sviluppo coordinati con amministrazioni locali, associazioni culturali, organizzazioni di categoria, realizzando mostre tematiche, convegni, pubblicazioni, percorsi di scoperta avvicinandosi il più possibile ad una prospettiva europea di qualità e obbiettivi di diffusione…”
Contributo di Edoardo Bressan e Giuseppe Maria Longoni,
dal volume “Le collezioni del Memb. Un patrimonio per tutti”, settembre 2011[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]